



Difficoltà: E – Escursionistico.
Itinerario su sentieri, mulattiere e strade a bassa percorrenza automobilistica, senza difficoltà tecniche. E’ richiesto solo un minimo di predisposizione alle camminate di più ore.
Durata: 5 ore circa
Dislivello salita: 700 mt. circa
Dislivello discesa: 650 mt. circa
Segnavia: Sentiero CAI 621 e Sentiero Spallanzani (SSP).
Altitudine dell’escursione: tra 420 mt. e 930 mt.
Partenza: Fonti di Poiano (Villaminozzo – RE)
Percorso alla scoperta di un’altra “bellezza” tipica del nostro Appennino: i sentieri solcati dai partigiani, durante la Resistenza. In questo caso siamo sui sentieri della zona di Poiano e Cerrè Sologno, tra Castelnovo Monti e Villa Minozzo, fiancheggiando il Secchia e al cospetto di una delle massime rappresentazioni naturalistiche dell’Appennino Reggiano e del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano: i Gessi Triassici. In particolare percorriamo il sentiero “Don Carlo” in ricordo di Don Domenico Orlandini (nome da partigiano “Carlo” e per questo poi nominato “Don Carlo”), parroco a Poiano durante la Resistenza, vicinissimo a Don Pasquino Borghi e a tanti altri sacerdoti che sulle montagne reggiane hanno fatto della loro vita la massima espressione di carità cristiana, aiutando non solo i partigiani, ma anche tutti coloro, uomini e donne, che nel contesto di una guerra erano i soggetti più deboli: prigionieri, feriti, soldati allo sbando, sfollati.
La partenza del percorso è nel parcheggio nel fondo valle del fiume Secchia, presso le Fonti di Poiano (mt. 416), sorgenti con grande entità della portata d’acqua (circa 600 lt/sec) e degne di nota per la particolare natura dell’acqua, ricche di minerali ad alta salinità. Oggetto di attenzione da parte di studiosi fin dal ‘700, divennero poi oggetto di ricerche scientifiche per acquistare poi nel ‘900 una finalità terapeutica (per malattie della colecisti, disfunzioni epatiche, disfunzioni digestive, obesità, diabete).
Da qui si prende il sentiero CAI 621, in salita nel bosco e si segue prima l’antica mulattiera, che collegava il paese al mulino di Poiano e poi una strada asfaltata per arrivare alle prime case del borgo di Poiano (mt. 577), un tempo sede di importante castello matildico. Durante la guerra di liberazione la chiesa del borgo divenne un rifugio di disertori e partigiani sotto la guida del parroco partigiano don Domenico Orlandini, noto col nome di battaglia “Carlo”. Al centro del paese si trovano due lapidi in suo ricordo. Passando dal cimitero si scende con una carraia per un breve tratto per giungere su un pianoro in cui sorgeva l’antico castello, che durante la guerra fu usato come postazione partigiana, dalla quale si poteva dominare un bel tratto della Valle del Secchia fino al Ponte della Gatta.
Tornando al cimitero del borgo di Poiano si prende in salita una carraia che porta sulla Costa del Groppo e ritorna così sul sentiero CAI 621, passando sotto le pendici del monte Cafaggio, ricoperto da molti castagni. Dal sentiero si aprono squarci panoramici sulla Valle del Secchia e costeggiando diverse “doline” (grosse depressioni carsiche a forma di imbuto), si arriva sull’altopiano della Pianellina (mt. 825), lo si attraversa e poi si inizia a scendere tra siepi verso Sologno. Prima di entrare nella borgata di Villa di Sologno sulla è possibile notare una costruzione di una antica fornace per la calce; mentre poi attraversando il borgo si possono ammirare abitazioni del XVII, XVIII e XIX sec.
Dal borgo si incrocia il sentiero 621C, che però lasciamo sulla destra, per proseguire invece sempre sul sentiero 621 verso Sologno (mt. 760), il quale si trova su una costa tra le valli del torrente Lucola e del rio di Sologno, in posizione panoramica verso il monte Prampa e soprattutto verso la Pietra di Bismantova e i Gessi Triassici. Questi affioramenti di gessi antichissimi, i più antichi dell’Appennino, sono risalenti a oltre 200 milioni di anni fa e sono situati in un tratto di circa 10 km lungo la Valle del Secchia, a sud della Pietra di Bismantova. Qui il fiume ha profondamente inciso questa vasta formazione, mettendo ben in evidenza queste stratificazioni che sono rarissime in Italia (affiorano soltanto sull’1% del territorio nazionale) e che si caratterizzano per i colori bianco, grigio chiaro, arancione, rosa, e la presenza di bellissime formazioni di cristalli, creando quindi un paesaggio molto suggestivo, ricco anche di fenomeni carsici sotterranei e superficiali, con inghiottitoi, conche chiuse e grotte.
Dal borgo del castello, nucleo più alto del paese, si scende a destra sempre per sentiero CAI 621, seguendo per un pezzo la strada provinciale e poi risalendo a sinistra su una ripida carraia, per arrivare al Guado del fosso delle Ghiarole (mt. 925). Ora in piano per un tratto a mezza costa si scende sino al borgo di Cerrè Sologno (mt 884). In paese è possibile vedere la stele che ricorda la battaglia di Cerrè (15 marzo 1944), uno scontro tra partigiani reggiani e modenesi contro reparti di tedeschi e fascisti. I morti furono 7 tra i partigiani e 12 tra i nazifascisti, i quali nei giorni successivi scatenarono durissime rappresaglie, tra le quali anche la strage di Cervarolo del 20 marzo 1944.
Dal centro del borgo si prosegue a questo punto verso nord, sul Sentiero Spallanzani (SSP) che scende per mulattiera a fianco della strada asfaltata per arrivare al borgo di Castellaro (mt. 785), antica borgata arroccata su un poggio, con al centro dell’abitato alcune maestà dell’ottocento. Seguendo sempre il sentiero SSP, su carraia e strada asfaltata, si passa il bivio per Gacciola e si prosegue sino all’abitato di Cà di Budriotto (mt. 775), ove, seguendo la carraia in leggera salita, si trova la deviazione a sinistra per il Monte Carù (mt. 859, eventuale salita facoltativa). Procedendo in discesa in mezzo ad un castagneto secolare si giunge all’antico nucleo di case del Mulino della Gacciola (prima del borgo, a quota 700mt, si incrocia sulla destra una mulattiera che in una decina di minuti, in piano, porta all’antico oratorio di S. Venerio, luogo di preghiera dei frati dell’eremo di Bismantova). Dopo il guado del Rio di Sologno si attraversa la strada provinciale e per la carraia in leggera salita, sempre susentiero SSP, si arriva su un pianoro a Cà Rabacchi (mt. 477). Qualche centinaio di metri dopo le case, seguendo una carraia sulla destra, una breve deviazione in salita, su traccia di sentiero, porta ad una grande “dolina”, dove si trovano due grotte calcaree, “monumenti” di grande interesse geomorfologico ed espressione degli affioramenti dei Gessi Triassici: il “Tanone Grande della Gacciolina” e il Tanone Piccolo della Gacciolina” (mt. 484), formazioni create dai corsi d’acqua sotterranea del Rio di Sologno.
Tornati poi sulla carraia si gira a destra e con pochi minuti di discesa si arriva sulla strada provinciale, all’altezza del Ponte di Pianello, sul fiume Secchia (mt. 447), da dove è possibile seguire a destra la pista del fondo valle che costeggia il fiume oppure fissare il termine dell’escursione (con auto di appoggio).