Appennino Reggiano. Monte Valestra – Castello di Carpineti – Pieve San Vitale

Difficoltà: E – Escursionistico.

Itinerario su sentieri e mulattiere. Attenzione ad alcuni brevissimi tratti stretti, ripidi ed esposti.

Non è richiesto un allenamento specifico, ma l’itinerario può risultare impegnativo per il dislivello e le diverse ore di cammino.

 

Durata: 5 ore circa

Dislivello salita: mt. 550

Dislivello discesa: mt. 550

Segnavia: Sentieri CAI 618, 618A e Sentiero Spallanzani (SSP)

Altitudine dell’escursione: tra 680 mt. e 935 mt. slm

 

Partenza: Valestra di Carpineti

 

Bellissima escursione nel cuore dell’Appennino Reggiano, sul crinale spartiacque (vastissimi scenari) tra le valli del Secchia e del Tresinaro. Notevoli spunti di interessa paesaggistico, culturale, geologico, paleontologico, e archeologico.

L’itinerario inizia dal borgo di Valestra, direttamente sottostante la spettacolare parete orientale dell’omonimo monte. Seguendo il sentiero CAI 618 si risale in direzione ovest la strada asfaltata che fiancheggia la chiesa parrocchiale e si raggiunge in breve il margine del fitto bosco ceduo che si stende sulle pendici orientali del Monte Valestra. Il sentiero prosegue inoltrandosi ripidamente nel bosco; il percorso, che si snoda al piede del versante settentrionale del M. Valestra, conduce prima ad un esteso scoscendimento franoso ove sono frequenti i ritrovamenti di pregevoli esemplari di fossili.

Abbandonata la frana la carrareccia conduce poi direttamente all’oratorio di S. Maria Maddalena, che si raggiunge al termine di una ripida e continua salita all’interno di un bosco ceduo a roverella, carpino, frassino. L’oratorio, che sorge in un luogo menzionato in documenti del XIV sec, si innalza al di sopra di una suggestiva cavità naturale localmente denominata: “Buco del Diavolo”. La leggenda vuole che all’interno dell’antro si celi un tesoro anticamente nascostovi da un malfattore. La caverna, di origine tettonica, è caratterizzata da una prima sala adiacente all’ingresso, oltrepassata la quale si aprono strette fessurazioni incassate tra umide e viscide pareti di roccia. All’interno è presente una interessante fauna “cavernicola” con geotritoni.

Una mulattiera, che si snoda a nord dell’oratorio, conduce alla vetta del M. Valestra (mt. 935), contrassegnata da un’alta croce in ferro. Nelle adiacenze della vetta si rinvengono frammenti in terracotta risalenti alla età del bronzo che attestano la presenza di un antico insediamento preistorico. A valle dell’oratorio sono venuti alla luce anche importanti reperti archeologici d’età romana che indicano probabilmente un’area sacrale. in zona è stata effettuata una campagna di ricerca ad opera del Club Alpino di Modena.

Ripreso il sentiero principale ed oltrepassata la cappella di S. M. Maddalena, l’itinerario prosegue imboccando uno stretto sentiero di crinale che scende in direzione sud, all’interno di un rigoglioso bosco misto a carpino, castagno, incontrando poi un colle sulla cui sommità si innalza l’oratorio dedicato a S. Michele, santo caro alle popolazioni longobarde; l’edificio sorge probabilmente sulle rovine di una più antica costruzione. Una pista seminascosta dalla vegetazione che si incrocia sulla sinistra poco dopo il colle, conduce ad uno spazioso pianoro boscato entro cui si aprono alcune cavità naturali; tra queste è notabile il “pozzo Malavolti”, profonda fessurazione verticale.

Abbandonata la località archeologica l’itinerario prosegue in direzione sud e scende bruscamente a valle, giungendo in prossimità della strada asfaltata proveniente dal paese di Valestra, in località Passo della Regina. Si continua percorrendo un tratto della strada asfaltata, fino a giungere a Passo del Vo’, da dove poi si prende una stradina sulla destra. Da qui il percorso scende sul versante nord del crinale, con scorci sulla valle del Tresinaro, per poi risalire, congiungersi con il Sentiero Spallanzani e quindi sbucare al cospetto del Castello di S.Pietro (mt. 800), detto anche Castello di Carpineti o Castello delle Carpinete. Si tratta di una bellissima medioevale costruzione matildica, dei secoli X e XI, posto in posizione strategica e oggetto di lunghi lavori di restauro. Il sentiero si inerpica tra le mura e i bastioni raggiungendo anche spettacolari terrazze panoramiche con vista sull’Alto Appennino Reggiano. Qui è possibile sostare per il pranzo.

Tornando nello spiazzo adibito a parcheggio, all’ingresso del Castello, riprendiamo brevemente il sentiero da cui siamo arrivati, per poi abbandonare il sentiero 618 e seguire solo la traccia del Sentiero Spallanzani. Si segue una ba1conata naturale (Costa dei Sabbioni) costituita da arenarie grossolane fortemente intaccate dall’azione degli agenti atmosferici. Le superfici della roccia sono infatti sormontate da caratteristici “mamelloni” sferoidali formatisi a causa della differente resistenza del materiale. La traccia del sentiero porta ad est e si mantiene a livello del crinale (fare attenzione ad alcuni tratti ripidi, stretti e molto esposti) snodandosi a lato di altre suggestive masse rocciose tondeggianti su cui alligna una tipica vegetazione d’ambiente arido; sono qui comuni l’olivello spinoso, l’elicriso, l’assenzio ed il sedum, cui si accompagnano, durante la primavera e l’estate, belle fioriture di campanule, garofani e dei certosini. Si sale ripidi nel bosco e sempre mantenendosi in prossimità dello spartiacque si raggiunge un secondo versante che delimita il ciglio di una dirupata parete rocciosa che precipita a valle.

Poco più avanti, fiancheggiando alcune cavità naturali il sentiero scende direttamente all’ampia radura erbosa di S. Vitale.  Qui troviamo i ruderi di un’antica pieve romanica e la relativa canonica, ora trasformata in ostello. La prateria è delimitata a sud dal ciglio di una parete rocciosa da cui si può ammirare uno dei più suggestivi scenari dell’Appennino, con vista sulla vallata del fiume Secchia e di un ampio tratto del crinale tosco-emiliano.

Seguendo la strada non asfaltata, sempre su Sentiero Spallanzani, si procede ricongiungendosi con il Sentiero CAI 618, già percorso nel tratto di andata. Lo si ripercorre ancora su strada asfaltata, fino a riprendere il versante ovest del Monte Valestra da cui eravamo discesi e poi il bivio per il Sentiero CAI 618A, con una carrareccia rivolta a nord-est, che conduce direttamente al ciglio delle spettacolare parete est del Monte Valestra, che precipita nella sottostante vallata. Il margine del dirupo è caratterizzato da potenti bancate arenacee modellate ed incavate dagli agenti atmosferici, che danno origine ad alveoli e nicchie che ospitano diverse specie di piante erbacee. In zona nidificano numerose varietà di uccelli rapaci, tra cui gheppi e poiane.

Continuando sul sentiero si scende e si raggiunge nuovamente il borgo di Valestra, fine dell’escursione, attraversandolo nel suo nucleo più antico del paese, con vetusti fabbricati, alcuni dei quali risalenti al tardo medioevo.

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