



Difficoltà: T – E. Turistico/Escursionistico.
Itinerario su stradine, mulattiere ed alcuni tratti di sentieri.
Non è richiesto un allenamento specifico, se non l’abitudine alle camminate di più ore.
Durata: 4 ore circa
Dislivello salita: +400 mt.
Dislivello discesa: – 400 mt.
Segnavia: Sentiero CAI 624, SSP – Sentiero Spallanzani , SM – Sentiero Matilde
Altitudine dell’escursione: tra 500 e 700 mt. slm.
INFORMAZIONI UTILI
Equipaggiamento obbligatorio: zaino, scarponi da escursionismo, acqua (1 lt circa) e cibo per le soste ed eventuale pranzo al sacco, giacca a vento/impermeabile e/o mantella adatta anche a temperature “fresche”, pile o maglione pesante, pantaloni da escursionismo, copricapo.
Equipaggiamento consigliato: guanti, occhiali da sole.
Partenza: Casina (RE) – Zona Sportiva
Un’escursione tra le più belle e panoramiche del medio Appennino reggiano.
Lasciamo i mezzi nel parcheggio presso la zona sportiva di Casina, da dove iniziamo il cammino che ci porta brevemente, sul Sentiero Matilde, verso il Lago dei Pini, specchio d’acqua artificiale immerso in una distesa boschiva interessante dal punto di vista vegetazionale per la presenza di pini relitti, esemplari di antichissima origine che permangono in alcune rare zone del territorio. Si pescano carpe, trote, cavedani.
Dal lago, seguendo il sentiero CAI 624, il percorso sale verso i borghi di Cipiolla e Casa Ripa e poi verso il Monte delle Ripe, sito dell’antico castello di Giandeto. Qui si innalzava infatti il castello di Giandeto, risalente al X sec, ma poi in rovina già nei primi anni del XVII sec. Lo storico Mons. Francesco Milani afferma che “era disegnato a carcassa di nave con la prua ben speronata verso sud-est, cioè proprio in faccia al presunto pericolo di attacco, circondato da una seconda cinta, sia per una prima difesa sia per raccogliervi dentro il bestiame all’addiaccio” aggiunge inoltre che “il castello di tale tipo valeva e serviva per le occasioni straordinarie della comunità”. Del castello restano ora soltanto poche macerie.
Abbandonato il sentiero 624 si segue ore il Sentiero Spallanzani, che con una ripida discesa porta a Case Mattioli. Si tratta di un borgo di grande valore architettonico e ambientale, conservante due complessi con logge e casa-torre risalenti ai secc. XVI-XVII ed una monumentale fontana. Circondato da campi e siepi, il paesaggio, visivamente, resta simile a quello del ‘600. In questo luogo si può facilmente distinguere l’alternarsi degli strati arenacei e dei lembi argillosi, tipico della collina reggiana: sono materiali che si sovrappongono l’uno all’altro proprio come pacchi di carta da macero. Le argille sono portate allo scoperto laddove i torrenti incidono le valli e talvolta questi si sono ritagliati il loro corso proprio cercando le rocce più erodibili divagando a lungo fra i rilievi prima di imboccare la via per la pianura.
Da Case Mattioli, sempre sul Sentiero Spallanzani, si risale verso Giandeto, importante frazione di Casina, con la sua elegante parrocchiale barocca posta su uno sprone. Nominato certamente dal 1158, Giandeto è un tipico esempio di insediamento a borgate sparse, con la chiesa in posizione isolata come fulcro centrale. La costruzione attuale risale al XVII secolo e presenta all’esterno un’elegante facciata barocca scandita da lesene e conclusa da un fastigio arcuato, cuspidato, mentre l’interno è in volto.
Seguendo inizialmente l’altopiano si procede poi salendo, dopo la borgata di Stropeda, sul Monte Pagano e da qui si scende a Croveglia, piccolo borgo fortificato, citato fin dal ‘200 e affacciato con le sue caratteristiche due case-torri verso il fondovalle del Tresinaro. La tipologia delle case a torre risale al XV secolo, al quale forse risale anche un affresco in nicchia visibile sul lato settentrionale. In questo punto, verso sud, la valletta è chiusa dalle pareti stratificate di arenaria del Monte Santa Maria, localmente noto anche come Monte Faieto. Guardando Corveglia in prospettiva da sud e da est si ha la visione particolarmente suggestiva di un corpo fortificato costruito su una base rocciosa di arenaria.
Si abbandona a questo punto il Sentiero Spallanzani per prendere nuovamente il Sentiero Matilde, che in questo tratto, percorso un crinale, affonda in un’oscura selva, in cui resiste una rara associazione tra alberi tipici del medio appennino (roverelle, frassini, carpini) e pini silvestri, forse qui ai margini estremi del loro areale naturale, ma favoriti dal clima umido di questa riparata pendice.
Sempre mantenendo il Sentiero Matilde si raggiunge il nucleo di Valcava, una corte settecentesca cui si accede da un bel portale e con al centro, sorretta da un basso corpo di fabbrica, l’antica casatorre ornata da mensolini e dai fori della colombaia. Di fronte alla corte troviamo l’oratorio dedicato a San Vincenzo da cui si gode una magnifica vista sulla lontana Pietra di Bismantova.
Da Valcava, si procede con la discesa verso il Lago dei Pini e quindi la zona sportiva di Casina, passando per il borgo di Paulli e osservando i castagni, le querce e i carpini che popolano le macchie boschive dei pendii più ripidi, non ancora raggiunti dalla colture.